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Un' adeguata prevenzione equivale a un consistente risparmio di vite umane... e non solo

14/5/2008

In occasione del World Hypertension Day 2008 una imponente campagna di sensibilizzazione è stata messa in campo dalla SIIA in collaborazione con CRI e FOFI. Tema: l’automisurazione domiciliare.

Roberto Bulegato intervista Alberto Morganti Vicepresidente SIIA
Cattedra Med. Int. U.O. Medicina Interna Centro Ipertensione Arteriosa Osp. San Giuseppe, Milano

In occasione del World Hypertension Day 2008 una imponente campagna di sensibilizzazione è stata messa in campo dalla SIIA in collaborazione con CRI e FOFI. Tema: l’automisurazione domiciliare.
Il 17 maggio per il 4° anno la World Hypertension League promuove la Giornata Mondiale contro l’Ipertensione. E anche quest’anno la Società Italiana per l’Ipertensione Arteriosa - Lega Italiana contro l’Ipertensione Arteriosa (SIIA) ha attivato in Italia una ricca serie di attività di sensibilizzazione.
Sull’ipertensione arteriosa, i recenti dati epidemiologici e le iniziative messe in campo dalla SIIA ne abbiamo parlato con il Prof. Alberto Morganti, Vice Presidente SIIA, coordinatore delle iniziative per il WHD2008.

Prof. Morganti, per il 4° anno il World Hypertension Day. Quindi la sensibilizzazione è importante.
È importantissima, poiché purtroppo il problema dell’ipertensione è largamente sottostimato in Italia, e lo è ancora di più nei paesi emergenti, dove il miglioramento del tenore di vita porterà l’ipertensione in pochi anni a livelli di una vera e propria pandemia, confermandola come maggior fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.
Inoltre, proprio sul fascicolo del prossimo 18 aprile di “Lancet”, comparirà un importante articolo legato al problema del carico economico derivante da una inadeguata o insufficiente correzione dei valori pressori.
La “Giornata” si propone di sensibilizzare la popolazione sul problema di una insufficiente prevenzione e terapia dell’ipertensione, indirizzando l’informazione a far conoscere e divulgare i valori di pressione ottimali.
Non è un caso cha la “Giornata” sia stata intitolata alla misurazione a domicilio, questo proprio per aumentare il livello del controllo pressorio partendo dal paziente”.

Ha parlato di numeri elevatissimi. Vuole ricordare quali sono gli ultimi dati epidemilogici?
“Per quanto riguarda l’Italia siamo nell’ordine dei 15 milioni di ipertesi, e probabilmente sono anche di più; molti infatti non sanno di esserlo.
In età superiore ai 50 anni una percentuale pari o addirittura superiore al 50% di ipertesi è assolutamente realistica. Ed è importante ricordare che si è ancora una volta rivelato assolutamente falso l’assioma secondo cui è normale che la pressione salga dopo i 50 anni. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che anche modeste elevazioni come i 150-160 mm Hg di pressione sistolica si associano ad un rischio cardiovascolare non piccolo”.

L’argomento di quest’anno, come ha poc’anzi lei stesso segnalato Professor Morganti, è l’automisurazione domiciliare della pressione. Perchè l’attenzione su questa metodologia in particolare?
“Si è più volte visto che rispetto alle misurazioni tradizionali svolte presso il medico, le misurazioni domiciliari sono maggiormente correlate al numero degli eventi. Come tutti sanno la misurazione nello studio del medico, pur essendo ancora oggi il parametro di riferimento, è spesso gravata da una quantità di fattori, tra cui particolarmente significativo l’effetto ‘camice bianco’, ed è ormai provato che la correlazione tra gli eventi e le misurazioni effettuate al proprio domicilio è decisamente superiore rispetto a quelle effettuate nello studio medico . Perciò è giusto incoraggiare i pazienti a misurarsi la pressione.
Ci sono poi anche una serie di ragioni di carattere pratico che spingono in questa direzione. La prevalenza stressa dell’ipertensione rende necessaria una maggiore consapevolezza per il paziente che può e deve quindi essere in grado di “autovalutare” la propria pressione, e consapevolmente richiedere il parere del medico solo laddove necessario, affinché lo stesso intervenga a modificare o diversamente regolare la terapia. In conclusione la conoscenza del problema deve essere condivisa con il paziente”.

Veniamo ora all’apporto della SIIA. Quali iniziative avete messo in campo al fine di sensibilizzare medici ed opinione pubblica?
“Anche quest’anno l’obiettivo primario è quello di essere presenti sui mezzi di informazione in modo il più possibile capillare per trasmettere il messaggio della ‘Giornata’ e fare in modo che le testate dedichino una adeguata attenzione al problema, sia attraverso spot televisivi che radiofonici, sia attraverso interviste a riviste e partecipazione a trasmissioni radio-televisive, dedicate principalmente alla salute.
Poi abbiamo le iniziative legate alla attività dei singoli centri. In tutta Italia, in occasione della ‘Giornata’, apriranno gratuitamente le porte ai cittadini, realizzeranno attività nelle Piazze finalizzate alla misurazione della pressione, anche con la presenza di tende e gazebo in collaborazione con la Croce Rossa Italiana.
Un ulteriore importante coinvolgimento che la SIIA ha ritenuto di mettere in campo è stato realizzato grazie alla collaborazione con la FOFI (Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani), che il 17 maggio offriranno la misurazione gratuita della pressione e materiale illustrativo ai cittadini.
Numerose altre iniziative sono allo studio, e ci auguriamo che alcune di queste possano partire già da quest’anno. In particolare una importante collaborazione con ENI, che consentirà la distribuzione di materiale informativo presso le stazioni di rifornimento AGIP. Altre idee attendono di trovare un adeguato sostegno organizzativo che consenta di farle decollare”.

Il Ministero della Salute come contribuisce a supportare la lotta all’ipertensione? È al vostro fianco per sostenere le campagne di prevenzione e sensibilizzazione?
“Il Ministero ha recentemente attivato una commissione che sta compiendo una iniziativa specifica indirizzata verso la riduzione del consumo di sale.
Un nostro consigliere particolarmente esperto sugli effetti dell’apporto salino sul controllo dell’ipertensione, il Prof. Strazzullo di Napoli, sta infatti collaborando con questa commissione il cui obiettivo è quello di entrare in contatto con la grande industria alimentare, in particolare con i panificatori, affinché, d’accordo con il Ministero della Salute, riducano il contenuto del sale nel pane. Un provvedimento di questo tipo da solo potrebbe fare sicuramente molto nei confronti di uno dei maggiori fattori che provocano l’aumento della pressione arteriosa”.

Non ritiene Professor Morganti che sarebbe utile promuovere anche durante l’anno, anche solo a livello locale, seminari aperti alla popolazione per migliorare la conoscenza su questo argomento?
“Questa è una cosa che noi certamente pensiamo di fare, anche se in corso d’anno non è assolutamente facile. Esiste una difficoltà oggettiva nell’organizzazione di momenti che non siano di tipo specialistico. Esistono invece un gran numero di occasioni formative ed informative per i medici, in primis il nostro Congresso annuale (quest’anno a Roma tra il 2 ed il 5 di ottobre – ndr). È con loro che è possibile pensare durante l’anno di attivare iniziative di sensibilizzazione, anche se spesso ci troviamo in competizione con campagne relative ad altre patologie emotivamente più ‘coinvolgenti’; la nostra intenzione è comunque quella di proseguire a lavorare anche in questo senso”.

Professor Morganti, per concludere, un messaggio diretto e chiaro per il medico che leggerà questa intervista.

“L’ipertensione arteriosa è sempre più leader quale fattore di rischio cardiovascolare. Purtroppo, attualmente, a dispetto di terapie efficaci e ben tollerate la aderenza alla terapia è modesta, la percentuale dei pazienti che ritorna normotesa è bassa (circa 20%). Tuttavia è importante far sapere che se tutto questo avvenisse, cioè se tutti gli ipertesi sapessero di esserlo, se si curassero, e se soprattutto tutti si curassero bene, il sostanziale calo delle malattie cardiovascolari consentirebbe non soltanto un sensibile risparmio di vite e di gravi inabilità, ma anche una enorme riduzione della spesa sanitaria”.

 



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